“Rimetta a posto la candela!”
Tutti noi, credo, abbiamo amato i passaggi segreti. Io sì per lo meno.
Di una casa ancora oggi mi affascina l’idea concreta che possa nascondere qualcosa e che ci siano delle aree inaccessibili. Più facilmente l’idea che dietro all’apparente libreria ci sia un pertugio che porti al mistero, come in Frankestain Junior. O ancora che l’occhio veda una cosa ma che in realtà sia altro.
Oggi sono quelle case che chiamo trasformiste: un po’ case, un po’ roulotte dove apri uno sportello e salta fuori l’asse da stiro, alzi una mensola e prepari una tavola. Generalmente la logica della casa trasformista è pressoché d’obbligo negli spazi domestici ristretti: quelle case in cui ogni centimetro di casa va sfruttato, per intenderci. A casa mia è così: 67 mq. calpestabili in tre. Apro uno sportello e compare la cucina, ne apro un altro ed ecco il bagno, ancora uno ed accedo alla lavatrice ed asciugatrice.
Porte a filo muro, librerie rotanti per l’appunto, quadri che celano cassaforti, fino ad arrivare alla casa- camper per eccellenza: quella di Moira Orfei (nella foto in basso) in cui il camper casa stesso si trasforma: si allunga, si allarga del doppio come fosse la Mach Patrol di Daitarn III.
Dietro ogni passaggio segreto c’è un bambino felice di essersi nascosto ma anche di essere stato trovato: il gioco applicato all’architettura.
E siamo tutti un po’ più felici, e bambini.